Gennaro Esposito: un nome, una garanzia...
Dicembre è stato un mese di alti e bassi dal punto di vista gustativo: ad esperienze memorabili si sono alternate sonore bocciature ed altri incidenti di percorso (per i ristoratori ovviamente; non certo per me...); al punto che ho pensato di inaugurare l'anno nuovo al meglio, regalandoci questa sontuosa anteprima, completa degli artisti dietro le quinte, di uno dei pochi Maestri della ristorazione italiana, se non mondiale: Gennaro Esposito della Torre del Saracino. Non elencherò i nomi delle portate, per lasciarvi intatta la sorpresa ovemai pensaste a una visita, ma tra breve mi dilungherò, per chi avrà voglia e tempo di leggermi, in alcune elucubrazioni metafisiche. Buona lettura!
Soffermandomi su alcune considerazioni di Jean Baudrillard a proposito di Andy Wharol, ho scorto delle affinità fra l'arte del genio della pop-art e quella del grande Chef di Vico, in particolare riguardo l'enigma dell'oggetto che si offre in trasparenza totale, non lasciandosi naturalizzare dal discorso estetico.
Laddove la tecnica viene sfruttata per illudere, i nostri due amici ne svelano, invece, la pura illusione (la tecnica come illusione radicale), in un mondo in cui l'arte si è ridotta a idea critica e utopistica.
Dietro il (finto) snobismo di alcune portate in visione, apparentemente minimaliste o banali, si cela un potenziamento dell'oggetto, dell'immagine, del simulacro e, simultaneamente, un potenziamento del valore.
Considerato dal punto di vista del senso, il mondo è assai deludente; dal punto di vista dell'apparenza e dei dettagli, invece, è di un'evidenza perfetta. Tale è anche l'arte di Andy e Gennaro, straordinariamente ideata per filtrare il mondo nella sua verità materiale...
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